28 maggio 2007

Tecnologie made in America

Come se la passano a tecnologie le aziende americane?
A quanto pare molte di esse hanno capito le potenzialità offerte dalle tecnologie, ma non di tutte. Prima fra tutte, come d'altronde anche in Italia, c'è l'utilizzo dell'e-mail; però, sorpresa, non tutte le aziende ne fanno uso, preferendo ancora i tradizionalissimi telefono e fax. Più del 60% invece ha un sito internet, che per il 22% circa delle aziende è anche un mezzo per effettuare l'e-commerce, utilizzato principalmente per aumentare le clientela.
Il dato è ancora più interessante se si considera che la dimensione media delle aziende americane intervistate non è grandissima, (92 dipendenti vs. 74 delle aziende italiane).
Fatta eccezzione per l'utilizzo della banda larga, le tecnologie che seguono, nella classifica, e-mail e sito internet, sono EDI, intranet e corporate banking.

24 maggio 2007

Vantaggio competitivo?

Su cosa si basa il vantaggio competitivo delle aziende del tessile e abbigliamento del North Carolina? Ma sorattutto come si posizionano questi fattori in confronto con i responsi delle aziende italiane?
A quanto pare vincitore indiscusso, in America, è un vantaggio da riduzione dei costi. Niente che ci stupisca in effetti, visto che tutti gli operatori confermano che nel mercato americano il fattore principale sul quale si combatte per conquistare i consumatori è il prezzo.
Non il design, non la qualità, il prezzo.
Solo in terza posizione troviamo, invece, l'innovazione, che è in pole position per le aziende del T&A di molti dei più importanti distretti italiani. Importante sembra essere anche il servizio al cliente, fattore sul quale, invece, molte aziende italiane sembrano puntare in maniera minore.
Cosa si può ricavare da queste affermazioni? Sicuramente una conferma della differenza nel mercato finale tra i due paesi e quindi nel differente focus delle aziende americane vs. italiane. Ma allo stesso tempo anche una somiglianza: forse che le aziende del tessile&abbigliamento abbiano realizzato che sia indispensabile, per rimanere competitivi, puntare su innovazione, servizio e qualità (quarta per le americane ed invece seconda per le italiana)?

17 maggio 2007

Road trip #4



La quarta e ultima azienda visitata è stata uno dei casi più interessanti, sia perchè leader indiscusso del suo settore, la calzetteria, sia perchè sta intraprendendo dei percorsi di sviluppo molto interessanti e molto simili a quelli che ritroviamo in italia. Per onor del vero, bisogna dire che uno dei motivi alla base di questa somiglianza è anche il fatto che l'azienda è da poco parte di un gruppo facente capo ad un'azienda italiana di successo.

A differenza della stra grande maggioranza delle aziende americane del settore, quest'impresa ha aperto (questa settimana) un punto vendita mono marca. Inoltre ha deciso di puntare su un ampliamento della propria gamma produttiva per presentarsi sul mercato non più solo come azienda di calzetteria, ma come azienda del fashion più in generale.

Per finire, non poteva mancare, per il parallelo con l'Italia, una citazione sul design, vantaggio competitivo principe dell'azienda, con tanto di intero ufficio (a new york ovviamente) dedicato allo sviluppo di idee creative.

16 maggio 2007

Road trip #3



A chi non avesse ben chiaro cosa si intende per integrazione verticale, consiglio di visitare un giorno uno stabilimento di produzione di filati in nylon o polyestere, magari uno americano, come quello che ho avuto modo di visitare. Il processo di produzione è assolutamente capital intensive e molto, molto sofisticato. L'impianto che ho visitato è il più grande di una delle multinazionali del settore: a partire dal settimo piano in giù, mi è stato possibile vedere la produzione che parte da un piccolo granello di POY per arrivare a un filato finito e confezionato, sulle specifiche del cliente, pronto per essere spedito al richiedente.

L'azienda è passata in dieci anni a ridurre di un quarto la produzione. Ma non si può dire che si comporti passivamente nei confronti di queta situazione: anzi. La corporation è un buon esempio di come si può innovare, anche quando il proprio prodotto è relativamente commodity e "lontano dal mercato finale". L'azienda infatti investe molto in R&S, che la portata alla realizzazione di prodotti altamente specializzati (anti UV, anti odori,...) e sempre più performanti (tutti i prodotti sono anche certificati ISO). Ancora più interessante, se non altro per l'originalità, è il fatto che ha creato dei brand per i propri prodotti, che pubblicizza presso il mercato finale, per aumentare l'awareness del proprio prodotto e quindi fare pressione sui propri clienti diretti.

Riuscirà la nostra impresa a sopravvivere al fatto che il proprio mercato finale si sta spostando tutto fuori dai confini americani (e una volta lì non sembra porre troppa importanza sulla qualità)?
Chi vivrà vedrà. Nel frattempo consiglio di vedere il loro sito

12 maggio 2007

Road trip #2

Anche i grandi conquistatori americani sono stati colonizzati da più di qualche FDI.
Io ho avuto la fortuna di visitare lo stabilimento di uno dei più grandi produttori di macchinari per il tessile al mondo. Il gruppo ha sede in Germania, ma ha stabilimenti anche in Cina, India, Italia e tra gli altri, North Carolina, proprio al centro di quello che loro hanno riferito essere "per il tessile quello che la mecca è per l'islam".

L'azienda è leader indiscusso. L'unico loro problema è avere il 100% di un mercato 0%. L'azienda è competitiva, ma è il suo mercato finale che scarseggia. Con lo spostamento della produzione nei paesi dell'est asiatico (anche qui è la Cina a rappresentare lo spauracchio maggiore) il loro mercato finale, che è prevalentemente gli US (per lo stabilimento americano), si è ridotto a vista d'occhio.

Uno dei loro punti di forza è il servizio ai clienti (ragione per cui continuano a restare nel mercato americano) e la continua innovazione(a livello corporate). Uno dei mercati in cui investono di più è il non-woven: la loro sensazione è che questo comparto sarà l'unico a restare negli US, mentre tutto il resto si trasferirà oltreoceano.

......we suggest to visit http://www.truetzschler.com/home/ ....

road trip #1



Italia piccola Italia, ma onnipresente nel mondo! La prima azienda che siamo andati visitare è una produttrice di calze e calzini: medio piccole dimensioni, una probabile quota di mercato che non supera il 2% (l'80-90% del mercato è coperto da due sole grandi aziende!), vende soprattutto a due dei maggiori colossi americani: wal-mart e J C Penney. Cercano di innovare, e stanno cominciando a produrre una nuovo brand, indipedente da quello che vendono ai propri clienti maggiori, ma sembrano essere abbastanza vincolati dalla relazione con questi grandi retailer.

Che cosa c'entra l'Italia con tutto questo?
C'entra un bel po', visto che metà di quello che vendono ai Wal-mart di turno proviene da Pompea: l'azienda americana importa questi prodotti (che non è in grado di realizzare perchè non ha i mecchinari necessari), provvede al packaging e spedisce il tutto direttamente ai clienti.

Nel complesso l'azienda non sembra male, i CEO e proprietari hanno una visione tutto sommato positiva del loro futuro, anche se riconoscono la propria posizione nel mercato. La cosa più interessante tuttavia, sembra essere il modo in cui gestiscono la loro catena del valore: relational con i loro fornitori (italiani compresi), captive con i propri clienti.

Dimenticavo. L'azienda ha internalizzato completamente i propri sistemi informativi: dopo una brutta esperienza con ERP ed altri software di tipo proprietario, l'azienda ne ha svilupatti di propri, internally, che sono un fit migliore per la loro attività. Così fit che li hanno venduti anche ad altre aziende.

7 maggio 2007

web sì, tecnologie di rete no

A quanto pare il diffuso utilizzo della banda larga negli US produce effetti positivi anche per le aziende del tessile. Penso sia questa infatti una delle spiegazioni piu' plausibili al differente utilizzo delle tecnologie dalle aziende qui in NC. Tralasciando il caso delle grandi aziende, che e' scontato utilizzino molte tecnologie, e' interessante secondo me analizzare come si comportano le piccole medie imprese, sia perche' sono la maggioranza, sia perche' sono le piu' paragonabili all'italia.
Dunque, se come ho gia' commentato, sembra che non utilizzino tecnologie di rete (ERP, CRM, SFA,...) allo stesso tempo, pero', molte di esse sembrano avere un sito internet, che qualcuna utilizza anche per vendere on-line(e non solo prodotti di nicchia). Da questo punto di vista mi sembra di scorgere una differenza con l'Italia, dove spesso quando si cercano informazioni sulle aziende via google, l'unico risultato e' il sito delle pagine gialle!

Waiting for the figure to confirm these hypotheses!

3 maggio 2007

exportiamo?

Che l'Italia sia un'economia fortemente orientata all'export è cosa risaputa. Il made in Italy ha da sempre puntato ai mercati esteri, a volte più di quello interno.
Non stupisce quindi che in America, e più in particolare qui in North Carolina l'export sia una dimensione molto minore. Tuttavia mi sembra interessante soffermarsi sui motivi che possono spiegare una differenza che è, pur se si parla degli stessi settori, davvero rilevante.

Prima di tutto secondo me gioca un ruolo fondamentale la dimensione del mercato interno (gli US rappresentano un mercato che può essere paragonato all'intera europa più che alla sola Italia). Anche il tipo di produzione può fornire valide spiegazioni: prodotti di nicchia vs commodity richiedono un mercato di dimensioni diverse.

Che possa essere utilizzata anche una spiegazione geografica? Per esportare dall'Italia basta attraversare le Alpi o spedire una nave a poche ore di distanza, dall'America bisogna, invece, affrontare viaggi più importanti. Se però l'export italiano del T&A è abbigliamento è maggiormente o comunque considerevolmente verso l'estremo oriente o altri stati dall'altra parte del globo, questa possibile spiegazione perde di importanza.

Un ultima differenza a cui riesco a pensare è quella della tipologia di produzione, o meglio, di fase della catena del valore, e cioè fasi a monte (NC) versus fasi a valle (Italy) della catena del valore del tessile e abbigliamento.

C'ho azzeccato? Something missing?

1 maggio 2007

tecnologie, america e luoghi comuni

Strano ma vero! A quanto pare qui in America di tecnologie se ne intendono come, se non meno, delle nostre aziende made in Italy. O almeno questo è quello che dichiarano i boss delle aziende del tessile e abbigliamento (più tessile che abbigliamento in effetti) della North Carolina.

Da uno sguardo parziale alla ricerca che stiamo svolgendo, pare che molte delle imprese non abbiano tecnologie pi avanzate che l'utilizzo dell'e-mail. Alla domanda "avete un sistema ERP e\o CRM" la risposta più gettonata è "what?". Per quanto riguarda Skype la percentuale è ancora più bassa. Mi sembra di capire, infatti, che non è molto diffuso neanche al di fuori dell'ambiente aziendale: pochissime persone qui lo usano per scopi personali!! E simili risposte sono state ottenute anche per quanto riguarda tutto il resto del lungo elenco di tecnologie. Molti CEO, quando intervistati, hanno spudoratamente dichiarato che di tutte queste tecnologie loro non ne sanno niente, e tanto non ne vogliono neanche sapere, visto che per il loro business "non servono"-

Sicuramente il campione che abbiamo utilizzato non è un granchè significativo, visto il basso numero di risposte in relazione al totale di aziende del T&A in NC, ma sicuramente dobbiamo essere stati davvero sfortunati nella scelta del campione se il risultato che stiamo ottenendo è di molto diverso dalla media settoriale.

Che la scarsa propensione alla tecnologia sia un caratteristica solo del tradizionale e in crisi settore del tessile & abbigliamento? Sarebbe interessante verificarlo, se non altro per il gusto di sfatare un mito negativo relativo alle aziende italiane.